CITAZIONE(Degenerante @ 27 Jan 2011, 19:42)
Riguardo la coscienza, si è arrivati vicini a confermare la tesi di chi già in passato sosteneva che fosse solo il prodotto di associazioni e calcoli eseguiti dal cervello in risposta a stimoli e influenze esterne. Dunque che pensiero e volontà sono i prodotti di una reazione fisiologica. Fin qui niente di strano, perché quasi tutti si rendono conto (già da bambini) che il pensiero cosciente non si sviluppa mai per nostra iniziativa.
Dai risultati di alcuni esperimenti recenti, si è arrivati a dire che quando noi siamo coscienti di una decisione, è perché il nostro cervello l'ha già presa qualche istante prima (l'elettroencefalogramma lo dimostra), dunque la coscienza si ridurrebbe a uno scarto di informazioni che ci perviene incompleto e in ritardo e ci da la sensazione di esistere.
Voi che ne pensate? vi sembra figo l'argomento?
Alla fine non cambia niente se la coscienza riflette senza ritardi ciò che avviene a livello neurale, perché rimane un prodotto non spontaneo e nemmeno crativo.
Ma dalla variante che dimostra come le informazioni ci arrivini in delay, si possono trarre spunti interessanti:
una prima interpretazione potrebbe essere che tutte le decisioni che implicano un atto sono il risultato di una rapida e incompleta associazione di immagini eseguita dal cervello, e solo per le questioni "importanti" interviene la coscienza, come un procedimento che esegue associazioni più complete e ci porta a decisioni, conclusioni, ragionamenti più razionali, quando ce ne fosse bisogno. Questa è una visione ottimistica, perché dà un senso funzionale alla coscienza e ne giustifica i conflitti. Come se la coscienza avesse il compito di monitorare delle prime scelte che potrebbero essere avventate.
un altra interpretazione che mi viene in mente è semplicemente ciò che tutti arrivano a capire da soli, cioè che come si diceva prima la coscienza è passiva e senza uno scopo preciso, perché non ci riporta i fatti avvenuti in diretta (ogni indecisione o conflitto potrebbe essere interpretato come una difficoltà associativa del cervello). Questa interpretazione non cambia dalla prima, la coscienza rimane passiva, però almenno aveva un senso.
Non so se si capisce bene ma ora vado a mangiare i nachos e roba messicana, voi scrivete le vostre opinioni D:
CITAZIONE(OverLord @ 27 Jan 2011, 21:04)
Dai Alain, che pena... questa tendenza a voler spiegare tutto in modo meccanicistico è terribilmente triste...
Le cose non accadono per caso, e tutte queste ricerche sterili e senza senso, del tutto interpretabili e scientificamente pressapochiste mi sembrano più una scappatella per chi vuole fuggire dalle sue responsabilità e vuole una giustificazione dell'essere stronzo e cinico.
E' più difficile cercare di capire gli altri che esser stronzi. Tenere se stessi in così poca considerazione da interpretare il mondo in questo modo è solo mera pigrizia, con implicazioni psicologiche non indifferenti a mio modesto parere.
Scusate se sembra che ho il ciclo ma sono un po' insofferente questi giorni. Vi voglio comunque bene.
Love&Peace.
post da
incorniciare anche se te ne sei andato OT verso la fine
per quanto riguarda il topic quindi quoto la tua prima frase più che altro
Cmq lol Alain non so come risponderti senza fare un dibattito infinito, ho scritto sto post e l'ho cancellato tutto già due volte XD quindi ho deciso che scrivo solo degli spunti senza alcun tipo di conclusione
Partiamo da questo discorso: il cervello "è" la nostra coscienza nel senso che senza di esso la coscienza non ci sarebbe, no? Detto questo, è vero che il cervello "funziona" secondo determinati meccanismi. Il punto è :che cosa intendiamo per coscienza? Perché già è un bel casino XD
La coscienza agisce "sempre"? In tal caso ha senso o non ha senso separare la realizzazione del sè (diciamo la propria "autocoscienza") da, che cazzo ne so, dei riflessi fisici?
Il problema Alain è che "la coscienza" è un concetto Meramente filosofico. Quindi la scienza qui Non ti può aiutare e non ha il benché minimo significato "analizzare il cervello attraverso gli impulsi elettrici".
Scrivi: " che il pensiero cosciente non si sviluppa mai per nostra iniziativa. " Ma cosa intendi per "iniziativa?"
Per come la vedo io l'iniziativa esiste Eccome, è solo una volontà "cieca", che tuttavia è negabile (puoi toglierti la vita).
Chiaramente è difficile indicare quale sia il momento in cui un essere realizza della sua esistenza, della sua mortalità, e del concetto di "rappresentazione" (diciamo il rapporto tra la coscienza e "l'altro", ovvero che è tutto una elaborazione del suo cervello). Quindi non so che utilità abbia parlare dei bambini come qualcosa "a parte". Perché è difficile separare la realizzazione "inconscia" dalla riflessione intesa come consapevolezza reale, se mi segui.
Altrimenti, ti potrei dire, fai nascere un bambino, abbandonalo sulle montagne lasciandogli solo del cibo. Immagina che a 30 anni non ha mai incontrato nessun essere umano o nessun animale. Difficile immaginare che l'età fisica cambierebbe qualcosa.
Scrivi:
" Dai risultati di alcuni esperimenti recenti, si è arrivati a dire che quando noi siamo coscienti di una decisione, è perché il nostro cervello l'ha già presa qualche istante prima (l'elettroencefalogramma lo dimostra), dunque la coscienza si ridurrebbe a uno scarto di informazioni che ci perviene incompleto e in ritardo e ci da la sensazione di esistere."
Ma è qui che mi allineo con Overlord, nel senso che francamente temo siano boiate inutili. Come funziona a livello puramente meccanico il cervello imho non ci aiuta in nessun modo
in questo caso. Perché tanto è difficile separare ciò che è coscienza e ciò che è "impulso". Quando prendi una decisione, per come la vedo io, il fatto che al cervello "arrivi prima" del momento in cui "lo realizziamo tramite il nostro linguaggio - es. in italiano - sotto forma di pensiero" è assolutamente insignificante. In questo senso, la coscienza a mio avviso agisce Certamente sempre e comunque. Bisogna separare la coscienza dall' "autopercezione conscia", non so come possiamo definirla, sicuramente ci sono fior fior di filosofi che hanno fatto un lavoro migliore del mio. Ma bisogna stare attenti, o si rischia quasi di andare a finire a dire che la coscienza è qualcosa di separato da noi e che agisce "per conto suo". Non è così. Non è così nemmeno per il cervello poiché le elaborazione atte alle funzioni vitali non c'entrano "con le nostre scelte".
Ma ricordati, sempre, che è filosofia. Pensa a cosa poteva essere la coscienza prima della scoperta della psicoanalisi, per dirne una. Le scoperte scientifiche (possiamo considerare parte della psicologia una "scienza") possono aiutare a elaborare delle riflessioni più efficaci MA si tratterà, tristemente, sempre e comunque di una sorta di "dogma", esattamente come lo può essere credere in un Dio
. Purtroppo non c'è davvero alcuna differenza, tranne il desiderio di affidarsi alla razionalità umana e far diventare Dio l'uomo. Ma argh, è un casino essere soggetto e oggetto della propria analisi lol.
Concludendo, hai menzionato "che manca uno scopro preciso". Questo fa parte di quella che Schopenhauer definiva cieca volontà di vivere per come la vedo io (seppure è certamente possibile negarsi la vita, non mi riferisco a questo). Sfortunatamente, la vita non ha un "senso" e per tanto è certamente difficile fornire una Motivazione alla coscienza.
E sai perché? Perchè se ci pensi ti accorgerai che diventa un paradosso, in primis. Perché la ricerca di una motivazione è un ragionamento umano. Potrei andare avanti ma sono sicuro che è sufficiente questo per capire il discorso